Dispetto #66 – L’amicizia uomo donna
Una delle domande più comuni che si sente quando in una conversazione si vuole essere più profondi di una pozzanghera è: “Ma tu credi nell’amicizia tra uomo e donna?”.
In un mondo dove per dirla come Antonello Venditi “ci arrabbiamo, preghiamo, ridiamo, piangiamo e poi leggiamo gli oroscopi”, credere nell’amicizia tra uomo e donna è una fede possibile.
Siamo convinti che esista Dio, gli alieni, alieni che credono in Dio e Dei che credono negli alieni, ma non che due persone di sesso opposto possano essere amici.
Eppure io so di per certo di avere avuto una donna per amico. Anche più di una.

Sin da quando ero bambino mi sono sempre trovato meglio a stare con le ragazze che con i ragazzi: mi sembrava ci fosse più libertà di parola. Il problema, come ci insegna ZeroCalcare, era che “amare le femmine è da froci“, figuriamoci esserci amico.
Non è colpa mia, ma a me dei motorini, delle auto veloci, delle ruspe e di tutte quelle cose che fanno di un bambino un futuro maschio alpha della società, non è mai fregato niente.
A me interessavano i cartoni animati, il calcio, le spade – sognavo di diventare spadaccino, maledetto D’Artagnan – e le ragazze.
Crescendo la musica, la poesia e le ragazze.
Non ho mai pensato di essere un ragazzo che piace. Non sono quello per cui una ragazza si girebbe a guardare per strada.
Da piccolo ancora di più. Non concepivo il pensiero di essere preso in considerazione dell’altro sesso. Forse per questo mi è sempre stato facile esserne amico. Sapevo di non piacere.
Alle medie quando c’erano le feste di compleanno venivano sempre invitate tutte le ragazze della classe e io, Paolo e Davide.
Davide era bello, Paolo quello simpatico e un po’ pazzo ma buono, io uno che non cercava di violentarle. Eravamo gli unici accettati.
Sicuramente è questo imprinting che mi porta a pensare che possa esistere l’amicizia tra uomo e donna.
“Eh, ma c’è sempre un’attrazione sessuale!” potrà dire qualcuno, ma è anche vero che non siamo animali, possiamo gestire le pulsioni. Non credo esista qualcuno che abbia fatto sesso con tutte le persone per cui ha provato una pulsione.
Le relazioni prendono la strada che devono, ma in realtà siamo noi a portarle lì senza neanche accorgercene.
E poi le storie alla Joey e Peacy non capitano nella vita lontana da Capeside.
Non sopporto quelli e quelle che decidono prima. “Usciamo in amicizia”.
In che senso? E se poi durante l’uscita andiamo d’accordo, ci piacciamo e ci scappa un bacio? Dobbiamo chiedere al notaio se possiamo farlo?
Ci dobbiamo sentire in colpa perché “Dovevamo uscire solo in amicizia”?
Oppure al contrario: due escono convinti di finire a letto e che l’uscita sia solo un proforma ad una notte di fuochi d’artificio e poi si ritrovano a condividere le loro vite, per scoprire di essere buonissimi amici che si divertono assieme. Delusi o contenti?
Ovviamente se uno in un locale la sera va da una sconosciuta ad attaccar bottone non è perché lì ci è andato da solo e aveva proprio bisogno di una donna per amico.
Nel caso lei lo diventasse, si tratta di una friendzone, non servono specifiche, vero amici maschi?
Di solito in questi articoli metto una storia a suffragio delle mie tesi, giusto perché sono eternamente alla ricerca della laurea all’università della vita.
In questo articolo di Maggio ho parlato di molte amiche che mi hanno aiutato in un momento difficile. Ricordo anche altri momenti duri in cui c’è sempre stato un messaggio di conforto, come fece Suhrya nel 2020.
Ero sul divano con il pensiero “Se non mi muovo da qui non può succedermi nulla e non faccio altri casini” con lei che mi confortava ascoltando i miei deliri.
C’è una persona con cui il rapporto è iniziato in maniera veramente strana, tutto non si può dire. Si può dire però come sia proseguito: è una persona importante per me.
Lo è stata ancora di più una notte di Marzo. Non eravamo insieme, ci stavamo solo scrivendo messaggi.
Io avevo abbozzato un post che fortunatamente non è mai esistito, in cui facevo ironia sul fatto di non essermi suicidato solo per pigrizia.
Lei lo lesse e mi prese letteralmente a schiaffi.
Anche adesso andare a riguardare quella conversazione mi fa capire quanto fossi fuori fase. Un pelo mi ha fatto male rileggere alcune cose, però mi ha ricordato che dall’altro lato dello schermo c’era una persona pronta ad ascoltarmi.
Erano le 3.00 del mattino e stavo tornando in autostrada perché ero andato a portare una lettera d’amore a 120 km da casa. Lei, la mia amica, era lì, mi stava sostenendo, mi stava dicendo che ero completamente fuori controllo. Non ero io.
Quell’articolo è rimasto tra le bozze di questo sito per un po’, poi l’ho eliminato senza mai rileggerlo.
L’unica cosa buona che ne venne fuori fu il monologo finale di “Senza tatuarsi resilienza”, che è lo spettacolo nato da questo blog. Una parte in cui non riesco sempre a gestire le emozioni e a volte piango.
Un po’ mi capita anche perché ripenso a quell’amica, lei che in quella sera di Marzo mi ha tirato per i capelli e fatto vedere di nuovo le cose dalla giusta angolazione.
E forse quelle cose ad un amico maschio non le avrei mai dette. Maledetto patriarcato.
E tu? Ci credi nell’amicizia tra uomo e donna? Esiste la tua donna per amico?
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