un regalo meraviglioso

Un regalo meraviglioso

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Dispetto #61 – L’improvvisazione teatrale

Siamo sotto le festività, è tempo di regali. Io ho già detto lo scorso anno di non essere in grado di fare i regali di Natale.
Quest’anno, forse, dopo quasi 15 anni non ho un qualcuno a cui sono legato sentimentalmente per cui io debba fare per forza il regalo. Un piccolo sospiro di sollievo per il mio portafogli, anche se continuo a rivendicare il reddito di singletudine appoggiando la battaglia di Sapore di Male.
Negli ultimi anni grazie al Bonus Renzi che arrivava tutto assieme e al fatto che non so tenermi un euro in tasca per Natale mi sono regalato: una chitarra della Taylor, un MacBook Air e quest’anno altri piccoli vizi targati Apple.
Sono regali un po’ costosi e non mi sento mai di chiederli, per questo me li faccio da solo. Sto pensando anche di cambiare telefono quest’anno.
Natale 2014 però ho ricevuto sicuramente il regalo più inaspettato, ma che alla lunga si è rilevato un regalo meraviglioso.

Un regalo meraviglioso

Fare un regalo, secondo me, significa dire all’altra persona “Ti ho pensato”. Quello che mi piace di più è pensare ad un senso e che ricevere un regalo sia un’attenzione nei miei confronti.
“Questa è la vista dal loft di Brooklyn dove vuoi andare a vivere” è una frase che ha accompagnato un regalo ricevuto e che mi ha fatto pensare: “Mi hai ascoltato in uno dei miei deliri, l’hai preso sul serio e l’hai usato come spunto”. Sentirsi ascoltati attraverso un regalo è una sensazione impareggiabile.
Da un altro punto di vista potremmo dare ragione a Sheldon Cooper dicendo che il regalo è una sorta di ricatto morale. Ci obbliga a ricambiare.

Farmi un regalo è un’impresa veramente difficile. C’è la possibilità di ricevere un regalo utilissimo, ma che non fosse il regalo che volevo e quindi io fossi un po’ deluso.
Mi viene in mente il topper che ho ricevuto poco tempo fa. Non era il regalo che mi sarei aspettato, forse mi sono anche detto “Va beh, tutto qui?”. Devo dire che da quando è sopra il mio materasso dormo molto meglio.
Mi è passato il mal di schiena dovuto alla scomodità del letto e nel caso mi venga per attività fatte in camera da letto di solito sono attività divertenti. La mia schiena da un po’ sta benissimo.

Una delle volte in cui rimasi più basito del regalo ricevuto fu quando mi venne data una tela e dei colori per fare un quadro.
C’è una cosa chiara di me: io a disegnare sono una pippa. Una volta ci fu una mostra per AVIS di tutti i disegni di tutti gli allievi della mia scuola. Ne mancava solo uno. Il mio.
Avevo intuito della possibilità di non essere esposto quando vidi il mio disegno nella spazzatura. Ero un ragazzo molto intuitivo.
Quando vidi questo regalo pensai “Mi sta prendendo in giro?” e invece no, il bigliettino diceva proprio “Se ti impegni puoi far quel che vuoi”.
Il quadro che ne uscì dimostra che forse ci misi poco impegno.

Sono anche peggio nel dire cosa non mi piace. Quando PrimaCrush mi fece il suo unico regalo, il primo che ricevevo da qualcuno sentimentalmente legato a me, pensai: “Speriamo non sia un puzzle” e scartandolo dissi questa stessa frase ad alta voce.
Era proprio un puzzle. Lei ci rimase un po’ male, io da maschio bianco etero, anche se infante, non me ne accorsi.
Mia madre mi disse: “Te l’ha regalato perché così l’avreste potuto fare assieme”. Io andai ad invitarla due giorni dopo, ma ormai era tardi. L’offesa era troppo grande.

Nel Natale 2014 però penso di aver ricevuto il mio regalo più bello. Uno che ancora porto con me.
Dicevo spesso di voler fare un corso di teatro per migliorare la presenza scenica sul palco.
Da poco si era sciolta la Bottega del Ciarpame, e io avevo iniziato la mia carriera solista, quindi avrei dovuto riempire il palco anche e soprattutto con la mia figura. Essere capace di “Muovere un dito e appenderci il fiato di mille persone su un palco” come dice il Guenzi Ladro di Cuori col Bruco.
Così la mia convivente decise di regalarmi due mesi di un corso. Scelse il più economico. Improvvisazione teatrale.

Quando mi diede il biglietto dicendomi che aveva pagato due mesi di corso io le chiesi scherzando: “Cosa devo andare ad insegnare?”. Facendo un po’ lo sbruffone, pensando fosse una cosa esattamente nelle mie corde e neanche così difficile.
Quando arrivai il primo giorno trovai Alex, l’insegnante, e 12 sconosciuti.
Mi accolse dicendo: “Qui facciamo le capriole, ci abbracciamo, ci baciamo”. In quel momento pensai che se mi avesse anche detto “Tifiamo tutti Inter” avrebbe infilato un poker di cose che odiavo, avrei girato i tacchi e me ne sarei andato.

La lezione fu strana. Caminare in giro per la stanza, la musica, stare a coppie, il toast – un esercizio da improvvisatori. Tutto veloce, tutto dinamico. Tutto maledettamente divertente.
Uscì da quella lezione pensando: “A me questa cosa piace. La voglio fare”.
È andata così, da quel giorno di gennaio 2015 l’improvvisazione è diventata sempre più parte della mia vita.
La presenza scenica sul palco è sicuramente migliorata, ma piano piano ho abbandonato la musica per quest’altra arte.

Con il tempo ho creato amicizie in varie città di Italia, ho conosciuto persone meravigliose, ho imparato tantissimo su di me.
Piano piano ho iniziato a pensare che quelle due ore a settimana la sera non fossero più solo un passatempo, ma un momento di crescita per qualcosa che ha l’ambizione di diventare un lavoro.
Insomma quel Natale 2014 per la prima volta mi è stato regalato un sogno e io ho iniziato a pensare possa essere un obiettivo. Quel che si dice: un regalo meraviglioso.

Andare sul palco per essere il presentatore di un Match o farne parte in maniera attiva mi mette gioia. Perché so che sto per regalare un’ora o qualcosa di più di felicità alle persone venute a vederci.
Ricordo il mio primo match da giocatore tra i professionisti, a Botticino.
All’ultimo inchino, quando tutta la gente che era lì per noi, ha applaudito sinceramente e io mi trovavo in mezzo ad alcuni mostri sacri dell’improvvisazione, pensai che quegli applausi erano anche per me.
In quel momento per un secondo ho sentito il mio volto sorridere, che è diverso dal sorridere e basta. In quel momento sono stato orgoglioso di me, per un solo secondo mi sono detto “Bravo”. Non mi era mai successo.

Rompo tantissimo le scatole dicendo di venire ai nostri spettacoli, perché sono certo di regalare un bel momento alle persone.
So che ne vale la pena. Quest’anno noi della Compagnia Nazionale di Improvvisazione abbiamo dato la possibilità di regalare un Match di Improvvisazione teatrale per Nataletrovi qui le info
Perché regalare un momento di gioia, di questi tempi, è sicuramente un regalo meraviglioso.

Buon Natale, a te e famiglia

Giò.

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