Dispetto #53 – Le storie che non funzionano
La settimana scorsa ho raccontato alcuni due di picche presi nella mia vita.
Leggendo tra le righe si potrebbe pensare che da quando sono nato mi sia sempre e solo capitato di ricevere dei no. Purtroppo o per fortuna qualche volta anche io ho fatto la parte del “cattivo”.
Sembra incredibile, lo so, ma alcune volte mi sono ritrovato a dire “No guarda, purtroppo non mi piaci”.
Altre, invece, dopo aver iniziato una frequentazione e aver capito di non essere nella situazione in cui avrei voluto, l’ho chiusa con la classica frase: “Scusa non è colpa tua, sono io”.

Come detto, e se non l’ho fatto negli articoli passati lo dico ora, per me concepire di poter piacere all’altro sesso è sempre stato strano.
Non ho mai creduto che una ragazza guardandomi potesse fare come Ambra in Favola, al massimo un “Simpatico, carino. Cioè più simpatico che carino”.
Sono una di quelle persone che non sa ricevere un complimento. Non dico non mi facciano piacere, anzi ho un ego da annaffiare tutti i giorni, però mi imbarazzano.
Per capire che tipo sono, le volte in cui qualcuno mi mette like su Tinder e io non ricambio mi sento in colpa.
C’è stato un periodo in cui avevo una decina di like – massimo storico – e non li avevo ricambiati. Avevo la sensazione di essere sporco, di star facendo qualcosa di sbagliato.
Immaginavo le altre dall’altro lato dire “Beh gli metto like a questo che tanto lo farà anche lui di sicuro” e io a tradire le attese.
Come se non fosse una cosa che fai mentre guardi TikTok seduto sul water.
Decisi di attuare la tattica soddisfatto o rimborsato.
Pagai l’abbonamento premium per vedere chi avesse messo il suo cuore verde e poi feci la procedura di recesso entro 15 giorni per avere il rimborso.
Gordon Gekko scansati.
Una volta presi i pieni poteri – per giunta senza chiederli da una spiaggia – mi misi a guardare quali fossero le persone che avevano deciso di apprezzarmi.
- 4 profili fake di quelli che ti fanno credere di essere nate povere, hanno fatto i soldi con i bitcoin e poi ti chiedono il cognome di tua madre da nubile.
- 3 ragazze a 6.789 km di distanza che “ti amo, vorrei tu mi pagassi il biglietto per raggiungerti”
- 2 che avevano motti fascisti nella bio
- 1 ragazza che non sembrava male, poi in due giorni mi chiese di telefonarmi 15 volte e al mio “scusa, sono al lavoro” si offese e mi bloccò ovunque
Questa esperienza mi fece capire che i miei sensi di colpa erano esagerati.
Avevano molto più senso quelli di circa 20 anni fa, quando una mia carissima amica si dichiarò.
Era una domenica pomeriggio e stavamo tornando dall’oratorio. Io decisi di accompagnarla anche se abitava nel punto più lontano del paese rispetto a casa mia.
Lungo la strada lei mi disse frasi come “Secondo me chi non ti viene dietro non capisce niente”. Sotto casa sua lasciò cadere la bomba: “Io so che in paese una ti viene dietro. Lo sappiamo solo in due”.
Tornai indietro iniziando a farmi domande. Dovevo trovare la seconda, perché era quella la ragazza che mi faceva la corte, la mia amica era solo la confidente.
Incontrai la ragazza che all’epoca mi piaceva da morire. Le raccontai della bomba appena saputa, lei disse “Eh sì, lo so”.
Stop. Suono di cuori che battono. Primo piano sul mio viso. Impercettibile sorriso di felicità che piano cresce. Ritorno sulla scena. Azione.
Era fatta, continuai per il pezzo di strada che mi mancava immaginandoci io Wess e lei Dori Ghezzi, a cantare “Un corpo e un’anima” sul palco del Cinema Gamma di Torre Boldone, belli e innamorati.
Più passavano le ore e più realizzavo queste cose, sino a che il dubbio mi assalì.
Iniziai a pensare che forse la spasimante tra le due non era la ragazza che mi piaceva da morire ma la mia amica.
Era un dubbio, cercavo di mandarlo via pensando a me e alla RagazzaCheMiPiaceva…
La mia Smemoranda era piena di frasi PreseAMale solo per lei.
Insomma piacere a lei era il lieto fine che pensavo di meritare.
Il lunedì mattina la mia amica mi vide e disse: “Hai capito chi è che ti viene dietro?” risposi: “Beh lo sapete tu e la RagazzaCheMI… immagino che tu non sia… vero…???”.
Lei mi guardò, sorrise e sorniona mi ammonì: “Ti piacerebbe eh, ma sono io”.
Stop. Suono di cuori che battono. Primo piano sul mio viso. Impercettibile sorriso di felicità che piano muore. Ritorno sulla scena. Azione.
Non le dissi mai di no, non le volevo far male, ma lei capì. Io mi scusai per due giorni.
Qualche anno dopo invece usai la frase “Scusa non è colpa tua, sono io” per fuggire da una situazione.
Ero da poco finita la storia con Lei.
Una sera ad un concerto di Ligabue – sempre lui – incontrai una ragazza del mio paese. Passammo il concerto assieme e al ritorno mi offrii di dare un passaggio per evitare ai suoi genitori di arrivare sino ad Assago per venirla a prendere.
Parlammo molto in auto, ci scambiammo i numeri. Qualche giorno dopo venne da me dato che “avevo la casa libera” e successe qualcosa più di un limone.
Iniziammo a vederci, uscire insieme. Anche se io ero ancora un po’ scosso dalla storia precedente e avevo detto abbastanza chiaramente: “Guarda, adesso come adesso non penso di potermi impegnare per una storia seria, ho bisogno di un po’ di tempo”.
Noi tutti sappiamo che questa frase è una stupidaggine, che con la persona giusta ci impegneremmo anche dal giorno dopo, ma è una scusa così facile da usare.
Lei dopo due uscite mi disse: “Ho capito che di te mi posso innamorare”, io fui onorato e impaurito.
Mi piaceva molto, mi piaceva fisicamente.
Dopo quella frase ed essersi lamentata del fatto che io avessi parlato con un mio amico una sera in cui eravamo usciti assieme dissi: “Scusa, non è colpa tua, è colpa mia. Non sono capace di amarti, davvero, perdonami”. Semplicemente quella non era la situazione che volevo e scelsi un modo per andare via. Il più banale.
Tu? Hai mai detto la frase “Scusa non è colpa tua” per fuggire da una situazione? Raccontalo nei commenti.