Qualcuno era comunista

Tempo di Lettura: 3 minuti

Dispetto #13 – Eterno perdente

Tutto è iniziato nel 2001, l’anno del G8, delle torri Gemelle, della mia prima volta e della Guerra in Afghanistan.
Guardando gli scontri del G8 ero l’opinione pubblica indignata, durante la mia prima volta un ragazzo d’oratorio monello e molto rapido, quando le torri venivano giù l’occidentale ferito. C’erano tutti i presuppsti per diventare un perfetto elettore di Forza Italia.
Fortunatamente cambiai il mio punto di vista qualche mese dopo, quando gli USA attaccarono l’Afghanistan. Guardavo quelle immagini e pensavo che fosse tutto sbagliato, come me tanti altri. Il tempo, purtroppo, ci ha dato ragione.
In poco tempo capii che qualcuno era comunista, tra questi c’ero anche io.

Eterni perdenti, tipico della sinistra

La domanda adesso è: perché essere di sinistra è un dispetto della vita? Semplice, perché sai con certezza quasi assoluta di perdere; elezioni, primarie, partite a tre sette al bar. Sembra di essere la Juventus in finale di Champion’s League.

Durante gli anni scolastici inseguivo lo stereotipo del ragazzo di sinistra:

  • mi vestivo male
  • indossavo clark finte
  • non scopavo per niente
  • citavo De André totalmente a caso, sperando di scopare

Per me non solo qualcuno era comunista, lo dovevano essere tutti. Mi sembrava l’unica soluzione possibile, perché noi eravamo nel giusto.
Appena arrivato nel mondo del lavoro mi stupii del fatto che nessuno lo fosse. Quando realizzai di essere in un’azienda dove nel CDA c’erano dei deputati di Forza Italia mi sentii come Alessandro nel letto del Veronica Hotel.
Effettivamente come dice Eraclito – che conosco solo grazie a “Panta Rei – Tutto scorre” di Luciano De Crescenzoogni cosa esiste se c’é il suo contrario, quindi per noi perdenti ci doveva essere per forza qualcuno che vinceva.

Anche se c’è stato un momento in cui ho pensato avremmo vinto. Dopo un’adolescenza all’ombra di Berlusconi nella mia età adulta, quando ormai potevo votare anche per il senato, sentivo la giuste vibrazioni.
Non il 2006, neanche il 2008, che fu tragico: si affacciava il più grande partito riformista d’Europa e Rifondazione Comunista usciva dal Parlamento italiano per cominciare la grande stagione delle scissioni. Il 2013 era l’anno buono.
Uscivamo da due crisi finanziarie, un governo tecnico e la Juve aveva preso Anelka. C’erano tutti i presupposti per sperare in un futuro migliore, perché peggio non poteva andare.

Decisi di prendere parte attivamente a questo cambiamento. Finalmente potevamo avere un uomo di sinistra, preparato, onesto e capace alla guida di questo paese. Andai persino ad ascoltarlo alla festa di partito. Una di quelle feste in cui si alza il pugno commuovendosi sulle canzoni degli intillimani, come diceva Gaber.

Avevo un amico candidato alla camera dei Deputati, secondo la legge elettorale di allora il partito avrebbe dovuto prendere l’83% per essere eletto.
Eravamo all’alba di una nuova era, per me era un risultato possibile se non addirittura scontato. Vissi una campagna elettorale come l’avrebbe vissuta un qualsiasi elettore di destra, sicuro di vincere.
La festa di compleanno di questo amico cadeva esattamente 10 giorni prima delle lezioni e io curai la linea comica della situazione. Fui censurato per eccessivo ottimismo. L’ottimismo, si sa, è poco comunista.

Il giorno delle elezioni i primi exit poll tutti davano Bersani al 39%, avevamo vinto. La forbice era tale da farci già esultare.
Dopo un’ora arrivarono i risultati veri. La gioia finì in quel momento.
Controllai il televideo, Rai2, La7, internet, persino un indovino su Antenna30. Cercai ovunque un risultato diverso da quella nuova percentuale che ci riportava ad essere quello che siamo.
Scrissi in privato al mio amico, cercai conforto in lui, ma era già rassegnato per tutto il distacco dall’83% necessario alla sua vita da deputato.
Rimasi fermo, sul divano, con il telecomando in una mano e la sconfitta nell’altra. Bersani disse: “Siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto”. Un riassunto perfetto dell’essere di sinistra.
Non credo di aver mai perso con così tanto stile.

Tu invece? C’è qualcosa in cui perdi sempre, ma non riesci a cambiare?

*"Il PD è un partito di Destra", "I comunisti non sono loro", "Tu non sei comunista" etc etc sono commenti che potrei aspettarmi ma vorrei evitarmi. In caso ti venisse voglia di commentare così, facciamo una cosa molto di sinistra: scindiamoci.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: