perché l'ho fatto

Perché l’ho fatto?

Tempo di Lettura: 4 minuti

Dispetto #82 – I rimorsi

Inizio a pensare che la democrazia sia sopravvalutata. Questa cosa del sondaggio Instagram sul mio profilo mi sta portando alla rovina.
Prima dovevo pensare solo ad un’opzione e scrivere, adesso ne devo pensare 3 e sperare che venga scelta quella di cui ho voglia di parlare io.
Questa settimana avevo una voglia di sfogarmi sul mio essere Juventino, su questa cosa che non puoi dire niente e subito: “Zitto Rubentino, vergognati”. Se il 25 Aprile si festeggiasse lo scudetto di Perugia, La Russa sarebbe in prima fila al corteo, peccato sia la liberazione dal fascismo. In questo paese è più facile diventare la seconda carica dello stato se sei anti-juventino che anti-fascista.
Speravo di poter parlare dell’anno di Improvvisazione Teatrale che sta volgendo al termine, un anno importante, e usare questo blog per far pubblicità ai saggi di domenica 28 Maggio ore 20.30 all’Auditorium Fabrizio De André di Curno (BG), ma niente, a quanto pare non è possibile farlo.
Ho messo una terza opzione, dicendo testualmente: “Ragazzi, non saprei cosa scrivere se scegliete questa”. Magia, la terza è stata scelta. Il titolo era “I rimorsi”. La domanda è “Perché l’ho fatto?” Non lo so, ma, anche se la democrazia è sopravvalutata, la maggioranza vince.

perché l'ho fatto
abbandonati sul divano a chiedersi: “perché l’ho fatto?”

Ho sempre detto, rubando la filosofia a Jones il Suonatore di De André, di preferire i rimorsi ai rimpianti. Però quando si è trattato di pensare a qualcosa che avrei preferito non fare, non mi è venuto in mente nulla.
Dei rimpianti ho ampiamente parlato in alcuni articoli di questo blog. Questo dove rimpiango di non aver dato cura alla mia canzone migliore. Oppure quello dove dico che ogni lasciata è persa.
Insomma, mettendomi a scrivere ho capito che forse la mia vita è costellata più dai rimpianti che dai rimorsi.

Ho cercato di fare un breve brainstorming per ricordarmi quali sono state le volte in cui mi sono chiesto “Perché l’ho fatto?”.
Sono convinto che ci sia qualcosa nel mio passato, soprattutto perché ogni tanto mi capita che, passeggiando per strada, mi venga in mente un episodio della mia vita e me ne vergogni.
Vorrei proprio non esistere. Provo imbarazzo. Cammino e a mezzavoce mi dico “Sei proprio un coglione”.

Così ho pensato che per trovare qualcosa di cui parlare avrei dovuto applicare un infallibile metodo scientifico. Dividere la vita nei campi dell’oroscopo.

  • Amore: se mi metto a parlare di rimorsi in questo campo sicuro pesto una m***a. Mi ritrovo: una ex, un’amica di una ex, una che ho trattato male e manco sapevo di piacerle e un paio di cani sotto casa. Evitiamo.
  • Soldi: se mi metto a parlare dei soldi spesi male, come ho fatto in questo articolo tempo fa, mi salgono gli scoramenti. È un periodo che per tenere sotto controllo la tristezza non sto bevendo, figuriamoci se mi metto a toccare un nervo così scoperto.
  • Salute: io sono talmente ipocondriaco da aver cercato “come guarire dall’ipocondria” su Google. Se mi metto a parlare di questa o quella visita saltata è finita. Starei su Google a cercare i sintomi e probabilmente penserei di non aver tempo a sufficienza per finire questo articolo.

Ad un certo punto però mi sono detto: “c’è una cosa per cui ogni tanto mi dico ‘Perché l’ho fatto?’. È questo blog”.
So che può sembrare strano, però è così.
Quando prima ho detto delle ex e delle loro amiche sotto casa ho esagerato. Però ci sono stati degli articoli in cui ho ricevuto messaggi, telefonate, commenti di insulti per quanto avessi scritto.
Ricordo molto bene di quella volta in cui prima di pubblicare feci leggere l’articolo ad una persona. Parlavo delle crisi di panico dal rapporto con la mia ex, ma soprattutto di come ne ero venuto fuori. Dissi “Ci leggi rancore? Perchè se è così non lo pubblico!”. Mi disse di no, che era un articolo chiaro, dove, come in tutti, parlo di come ho superato un dispetto della vita.
Quella volta mi ritrovai commenti di gente che non mi seguiva neanche più sui social per dirmi che nell’articolo leggeva proprio quel sentimento che tanto avevo cercato di evitare.

La stessa persona a cui avevo fatto leggere quell’articolo in anteprima, appena ci siamo conosciuti e ha scoperto questo spazio virtuale, ne è diventata fan in un paio di sere.
In quel lasso di tempo lesse praticamente tutto o quasi quello che c’era da leggere. Ogni tanto mi scriveva, mi diceva che si stava divertendo, mi commentava qualcosa. Insomma per dirla giovanile “era presa bene”.
Forse per l’immagine idealizzata di me data da ciò che avevo scritto, o forse perché le andava, quel fine settimana ci vedemmo per bere una cosa assieme.
Non ci conoscevamo da tanto. Anzi eravamo due perfetti sconosciuti – ma non come il film, proprio non ci conoscevamo.

Eravamo assieme al tavolo, ed io ero a mio agio. Non per niente tra le righe di questo blog poi è stata definita la RagazzaGiusta.
Perché l’affinità con lei ci fu da subito. Parlarsi, capirsi, condividere le opinioni sulle cose. Avere anche punti di vista contrastanti, ma uscire arricchiti dalla conversazione, che signora mia è ciò che dà senso alle relazioni umane.
Però mentre parlavamo mi rendevo conto di una cosa: lei sapeva la maggior parte delle cose che dicevo di me, io di lei non sapevo nulla.
Il salto dal virtuale al reale mi faceva sentire come un pugile sul ring poco prima di andare ko.
Questo non giustifica il fatto che tu non l’abbia baciata, GrandeStupidoGiò.

Dopo poco uscì l’articolo sulla settimana peggiore della mia vita. Ricordo, dopo averlo pubblicato, di aver pensato di aver fatto una cosa sbagliata. Stavo davvero mettendo una parte preziosa in pubblica piazza. Lì mi sono chiesto di nuovo: perché l’ho fatto?
Poi ho capito. Questo blog è il mio tentativo di dire la cosa giusta.
Per me la cosa giusta è non aver paura delle nostre emozioni. Qualsiasi esse siano. Non so se può servire a qualcuno, ma a me fa bene sapere che chi mi legge possa sentire questo abbraccio. Sentirsi accolto o accolta, perché per quanto qui ci siano le mie storie, probabilmente sono le storie di ognuno di noi.
Dove spero tutti si possano rivedere e sentirsi meno soli nelle difficoltà.

Ecco perché l’ho fatto.

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