mi spiace sono fatto così

Mi spiace sono fatto così

Tempo di Lettura: 4 minuti

Dispetto #74 – Le persone inopportune

Non ho mai avuto la presunzione di pensare di essere perfetto. Ci sono tante cose di me che mi sono sempre piaciute, altre che con il tempo ho capito piacermi meno.
Per scherzare do colpa al mio segno zodiacale, si prendesse lui tutti i miei difetti, o al mio essere maschio bianco ed etero. Colpe che mi posso portare dietro come il peccato originale e da cui scappare è quasi impossibile. Ovviamente i miei difetti non avevano e non hanno nulla a che fare con le stelle o la mia appartenenza di genere.
Ho iniziato a capire di poter essere veramente uno un po’ migliore quando ho smesso di dire la frase: “Mi spiace sono fatto così” per giustificare ogni mia stupidaggine. Poi, grazie al mio sito di riferimento, alfemminile.com, ho capito i miei errori. (NDR: Ci ero arrivato anche da solo, ma una volta avuta la benedizione della mia Bibbia mi sono sentito nel giusto)

mi spiace sono fatto così
guardarsi allo specchio e dire: “mi spiace sono fatto così”

La fortuna della mia generazione, come già detto, è quella di poter camminare sul filo tra la gen Z e i boomer. Quindi possiamo prendere il meglio da entrambe.
Dosiamo prudentemente la saggezza dei nostri genitori e la sensibilità verso gli altri della gen Z.
Sappiamo quando il politicamente corretto è giusto ed inclusivo e quando diventa solo un hashtag vuoto e senza senso. In altre parole siamo abbastanza grandi da capire quanto le poesie di Giorgia Soleri facciano ampiamente cagare, senza pensare di offendere lei o la sua lotta.

La parte divertente della mia generazione sono i social. Chi come me vorrebbe fare l’influencer e chi invece posta solo frasi passivo aggressive.
Spesso mi imbatto in frasi glitterate o meme tipo:

  • “Nella vita l’ho presa troppe volte in culo, non mi fido più di nessuno”.
  • “Nella prossima vita spero di nascere scema”.
  • “Mi spiace sono fatto così, non cambio per nessuno”.

Spesso vorrei commentare con: “Più che non fidarti di nessuno, non fidarti di come scegli le persone di cui ti circondi”. Se tutte ti fottono, il problema non sono loro, no?
Per poi unire la seconda, quella di chi vorrebbe rinascere scema: se le persone che te l’hanno messa in quel posto te le sei scelte, rinascendo scema vuoi rivivere esattamente la tua vita così com’è ora.
Sino all’ultima, quello che non cambia per nessuno. Vorrei dire anche a lui che dovrebbe cambiare solo per se stesso, ma poi ci penso bene e la vita è troppo breve per blastare la gente, se non sei Gianni Morandi.

Queste persone però sono spesso quelle inopportune. Quelle che ti fanno sentire in imbarazzo tipo Pieraccioni con Tosca D’Aquino al ristorante nel Ciclone.
La mia fortuna è essere vaccinato – magari Povia si sente male a leggere questa frase – per queste situazioni. Devo dire grazie alla mia famiglia. Proprio a tutto il mio albero geneologico.

Una mia zia al funerale di Franca Rame, quando tutti intonarono “Bella Ciao” si girò verso di me dicendo: “Ah, era fascista? Cantano le canzoni dei fascisti”. Io avrei voluto sprofondare sotto chili di fiori del partigiano, mentre due ex sessantottine evidentemente vegane mi fissarono con lo stesso disprezzo con cui avrebbero guardato un filetto alla Wellington.
In un’altra occasione, sempre lei, parlando degli scontri a China Town a Milano, su un servizio delle Iene disse in dialetto: “Chist parla accussì ppecché s’è pijat a cinese”, parlando ad un uomo che credeva nelle integrazioni tra due popoli e aveva la fortuna/sfortuna di avere una moglie cinese.
Il giorno dopo a scuola tutti facevano battute sulla napoletana che sfidava i cinesi. Io la rinnegai tipo Pietro con Gesù senza neanche aspettare i canti del gallo.

Al funerale di mia nonna, mia madre, memore delle capacità della famiglia di essere inopportuna e teatralmente disperata, creò una task force per l’emergenza “CosaInopportuna”.
Chiamò a sé i miei cugini e anche me.
Diede un dicktat che “Per domani voglio il Donbass sulla mia scrivania” detto da Putin l’anno scorso pare solo il capriccio di un bimbo scemo – cosa che per altro…
Ci guardò tutti, senza spendere troppi preamboli: “Se quella inizia a fare la pazza, qualcuno deve tirarle uno schiaffo”.

Ci tengo a precisare che la nonna morta era la madre di mia madre, quindi probabilmente disse quello che disse anche in preda ad un dolore inimmaginabile al momento. Non era lucida. Altrimenti ovviamente lo schiaffo glielo avrebbe tirato lei.
Io già immaginavo la scena: una parente totalmente in preda al suo saper essere fuori luogo e fuori posto in ogni circostanza.
Tipo con la bara di mia nonna aperta, lei che ci si fionda dentro, urlando il nome di nonna in tutta la chiesa “Perché mi hai lasciato, eri ancora troppo giovane per farlo”.

Le classiche scene che ti aspetteresti da chi ha quel “bisogno d’amore e attenzione, troppo se mi vuoi bene piangi per essere corrisposto”. Diapositive che teniamo nella mente adese al preconcetto che abbiamo verso l’altra persona. Così da chi ci ha sempre detto “Mi spiace io sono fatto così”, noi ci aspettiamo l’idiozia, perché sappiamo che non cambierà.
Ero come i colleghi di Homer, la guardavo e pensavo: “Preparatevi ragazzi, farà qualcosa di molto stupido”.
Quel giorno, 1 settembre 2014, quella parente non fece assolutamente nulla di sconveniente. Non volarono schiaffi, tutti restarono uniti nel loro dolore.
Solo uno, forse più teatrale della mia parente, alla fine, dopo il funerale, i pianti, le lacrime e il resto ebbe l’ardire di dire: “Ragazzi, se volete però adesso andiamo al bar, vi offro da bere, è il mio compleanno”. Tutti si voltarono per dire: “Ma sei veramente cretino?”. Nessuno disse nulla, venne guardato con compassione.
Quel fesso ero io. Mi spiace, sono fatto così… ops

E tu? Sei mai stat* la persona inopportuna?

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