Dispetto #52 – Metodi fantasiosi di dare due di picche
Quando ho aperto questo blog, come dico qui, ho cercato di pensare a quali fossero le cose di cui potessi dirmi esperto.
Come detto so far ridere e avere delle sfighe. Ho mentito, in parte, perché sicuramente una delle cose in cui sono più ferrato di tutte è essere friendzonato dalle ragazze.
Mi spiego meglio, per chi ha la mia età. Friendzone è quel modo di dire giovanile con cui si intende quando l’altra ragazza dice di vederti solo come un amico. Esattamente come ho raccontato qui mi è capitato di ricevere questa scusa, tu sia maledetto sempre Max Pezzali, tu e la tua incoerenza.
Questa però non è stata sicuramente la scusa migliore con cui ho dovuto rispondere alla frase di Elioelestorietesiana memoria “Lei ti ha dato il due di picche?”

La filosofia del pensiero positivo ci insegna che se noi pensiamo ad una cosa positiva riusciamo a farla diventare realtà. Allo stesso modo se pensiamo in maniera negativa attireremo su di noi le energie nefaste del mondo.
Di mio ci ho provato a pensare positivo. Molto più di Jovanotti – ma con un giro di basso molto meno bello. Ho provato a credere di essere più piacente di quanto io sia, di poter essere interessante in qualche modo per le ragazze.
La mia amica Fortuna mi ha detto spesso che dovrei usare un wording migliore. Smettere di sminuirmi e abbassare le aspettative.
Frasi come:
- “Potresti avere il miglior peggior sesso della tua vita con me”
- “Guarda so che le dimensioni contano, quindi fa niente dai, non aspettarti niente da me”
- “Come so deludere io, nessuno”
fanno spesso parte del mio campionario con l’altro sesso. Chissà perché poi prendo due di picche?
Però per essere balzati, come dice la mia Cugi, serve anche un certo savoir-faire.
Sono tutti bravi a sentirsi dire “No guarda, non voglio uscire con te”. A me piacciono le situazioni già impossibili in partenza.
Mi capita di conoscere persone appena uscite da storie molto importanti, fidanzate, con sogni di fuggire all’estero.
Proprio quest’ultimo punto è stato uno dei refrain che ho sentito quasi di più della storia sull’amicizia.
Una delle persone che mi è piaciuta di più ora è a 10.000 km chilometri da qui a vivere la sua vita.
Non so bene esattamente cosa potesse provare lei per me, perché tanto sapevo che da lì a pochi mesi sarebbe partita.
Perché perdere tempo a capire cosa eravamo o cosa saremo stati? Tanto valeva godersi ciò che sarebbe successo. Cioè niente, ma un niente molto bello.
Poco tempo fa ho conosciuto una persona davvero splendida. Quelle con cui è facile parlare, ridere, ascoltarsi. Tutte quelle cose che rendono piacevole il tempo passato assieme.
Quelle con cui sei al parcheggio davanti all’auto e passi ore a parlare giochicchiando con le chiavi in mano, senza nessuna intenzione di andare via da lì.
Quelle che senza accorgertene hai voglia di avere nella tua vita.
Un giorno parlando con lei, facendo finta di stilare gli accordi della nostra futura vita matrimoniale, tra un “i piatti li lavi tu” e “va bene la spazzatura però la porti giù te” mi ha detto: “Io però devi andare sei mesi a 7.000km da qui”. Il mio primo pensiero è stato “Lo dobbiamo mettere nell’accordo?”.
“Ma non sei mesi di fila eh, a blocchi di due”. Ah beh allora è una passeggiata di salute dai.
Cosa sono 6 mesi davanti all’eternità? Il tempo perfetto per dimenticarsi di me.
Cosa dire della ragazza persona misteriosa e affascinante capitata nella mia vita qualche mese fa? Una margherita che regala un petalo ogni tanto. La capacità di spiazzarmi ogni volta, di portare il discorso sempre su un piano diverso, di farmi cambiare prospettiva sulle cose.
Ci sentivamo solo tramite messaggi. Quanta fatica non idealizzarla.
Un giorno siamo riusciti ad incontrarci, a conoscerci, parlarci. Il piacere di scoprire che le sensazioni avute davanti al display del telefono non erano sbagliate è stato immenso.
Abbiamo chiacchierato, riso. A me non pareva vero potesse essere lì davanti, in 3D.
La prima frase che dissi fu: “Esisti davvero?”. Perché non riuscivo a credere fossimo fuori da una chat, poi mi sono ripetuto quella stessa frase nella testa, perché non pensavo potessi provare ancora quella meraviglia.
Avevo voglia di dirle: “Ti va se ci rivediamo anche settimana prossima? Poi un giorno sì e uno no, e infine per sempre?”.
I minuti erano rarefatti, io volevo davvero farle questa domanda, così totalmente insensata, così tanto sentita.
È stato lì, in quel momento così sospeso in un tempo irrazionale che lei mi ha detto: “Sai venerdì parto 2 settimane per andare a 6.500km da qui”.
In un secondo la mia domanda non esisteva più, c’ero solo io alla ricerca di un cuore nuovo sul deepweb, perché il mio ormai era suo. Ho un debole per le pazzie.
Uscendo dal bar fuori da quel tempo sospeso, da cui volevo andare via senza salutare, per non rompere la magia.
Come se quei minuti non fossero esistiti, la terra avesse smesso di fare rivoluzioni e il mare si sdraia fedele ai tuoi piedi.
Oppure meno romanticamente come quando Borghese si gira a favore di camera per commentare le magagne dei camerieri.
Lì, quando il mondo ha ripreso a muoversi, i camerieri a shakerare i cocktail, i voti a confermare o ribaltare il risultato, ho realizzato una cosa.
Il totale faceva 23.500. La somma dei km fatti – o da fare – da tre persone piuttosto che uscire con me (il disgiuntivo è molto appropriato).
Non so se questo valga o meno come due di picche. Forse dovrei farmi due domande o aprire un’agenzia di viaggi.
DISCLAIMER: Credo sia superfluo dire che ovviamente i loro viaggi non hanno niente a che fare con me, sono solo una serie di divertenti coincidenze che hanno permesso la stesura di quest’articolo.
Io sono felice di avere persone così nella mia vita.
Persone che non hanno paura di fare viaggi all’avventura, o se ne hanno l’affrontano.
Persone che vogliono realizzarsi nel lavoro facendo quello che sognano.
Per me il mondo ha più bisogno di persone felici che io di un amore. Rinuncerei a tutto questo? No, neanche per un istante, anzi grazie a tutte voi per il regalo di essere nella mia vita.
Citando il poeta, “chi si accontenta gode, così così” e, citandone un altro: “se una cosa deve accadere, accede”
Tu hai due di picche memorabili? Raccontamelo ne I DISPETTI VOSTRI a questo link.