Dispetto #100 – Lettera aperta ai maschi etero
Siamo arrivati a 100. Non l’avrei mai detto: riuscire a scrivere per 100 settimane con costanza un articolo su qualcosa della mia vita stupisce anche me.
Addirittura per Instagram tutte le settimane ho dovuto pensare a 3 momenti da raccontare.
Per questo 100mo articolo non ho voluto lasciare spazio alla democrazia. Oggi non parlo di qualcosa che mi è successo, ma di qualcosa che capita troppo spesso. Ho sentito troppi racconti in questo periodo di “fidanzati tossici”.
Quindi se voglio potermi fregiare di poter dire “not all men” quando sento queste cose, devo anche fare qualcosa. Ecco allora la mia lettera aperta ai maschi etero, dal titolo evocativo: anche gli etero piangono.

Perché anche gli etero piangono? Perché la prima cosa, lo voglio ripetere sino all’eccesso, è che avere dei momenti deboli non ti rende meno virile.
L’ho ripetuto in tanti articoli, quando ho parlato della psicoterapia, o anche settimana scorsa: è naturale che la vita ogni tanto ci tiri giù. Avere una vita senza dolore non è reale.
Significa non avere la percezione di quel che ci succede attorno o non volere farci i conti pensando di esserne superiori.
Serve stare male, serve imparare a dare un nome anche a quelle emozioni. Ce lo ha insegnato la Disney con Inside Out. La fragilità è un valore positivo.
Questo è il punto di partenza dal quale partire. Abbandoniamo per favore questo machismo. Lo so, abbiamo lottato per più di duemila anni per difendere uno status quo che ci desse solo vantaggi.
Abbiamo relegato la donna al ruolo di seconda, senza la possibilità di esprimere un’opinione. Tanto per dire: l’ultima volta che abbiamo votato solo noi uomini ha vinto LVI.
Abbiamo negato l’esistenza degli omosessuali, dei trans, del Molise. Qualsiasi tipo di religione o filosofia che non preveda un dio misogino, una santa e una puttana la rifiutiamo. Ragazzi, è il momento di uscire da questo schema.
Io mi sono stancato di vergognarmi di appartenere alla stessa categoria di chi nega la libertà alle persone.
Perché sì, quando sento racconti di amori tossici, di compagni che impediscono alle proprie ragazze di uscire, di darle della tr*ia perché mette lo stesso vestito che aveva la sera in cui l’hanno conosciuta, non lo sopporto, non lo accetto. Non siamo la stessa cosa. Perché negare e distruggere la libertà di una persona è il più grande delitto che si possa fare.
Ho parlato con troppe donne e ragazze con un’autostima da ricostruire. Ammetto la mia colpa, per un sacco di tempo mi sono detto “Era palese fosse un cretino, perché ci stavi assieme?”, facendo l’errore classico che fanno i maschi etero: dare la colpa alla vittima.
Se è vittima, non può capire in quel momento che le cose non vanno. Perché magari vogliono provare a ribellarsi, ma come fanno? Quando viene stabilito un rapporto di forza dove lei è la più debole, dove trova la forza?
Quando finisce, avete idea di quanta energia serva per riprendersi? Potrebbero volerci anni per recuperare appieno tutte le scorie che uno di noi le ha potuto lasciare.
E lo so che il titolo di questo articolo dice che anche gli etero piangono, ma questo non significa che ci si comporta da stronzi per insicurezza. Se ti comporti da stronzo sino a quel punto è perché stronzo lo sei.
Ho deciso di non avere nessun tipo di empatia, di non voler provare a capire sempre perché un cattivo è cattivo. Non sono un autore Disney, non devo riabilitare l’immagine di Crudelia Demon. Per quel che mi riguarda non hai giustificazioni. Hai tutte le possibilità per migliorare, se non lo fai, dopo che ti viene detto, ti viene spiegato, non è più colpa della società, solo tua.
Che poi, per l’ennesima volta, sapete, miei cari amici etero, quanto avremmo da guadagnare noi da un mondo fatto di pari opportunità?
Primo, come già detto, essere deboli non sarebbe da femminucce. Non dovremmo spendere migliaia di euro in terapia per imparare un’educazione emotiva che ci è negata sin da piccoli, perché siamo maschi.
Aboliremmo quella frase “Non piangere, fai l’uomo”, ma che significa? C’è tantissima dignità nelle lacrime.
Un mondo dove le posizioni di controllo, prestigio e dirigenza siano assegnate alle persone che meritano, non per sesso. Sarebbe un mondo che funziona meglio, ne abbiamo tutti da guadagnarci.
Un mondo più equilibrato, miei cari amici etero, vi permetterebbe anche di avere più diritti in caso di divorzio con figli. Il dramma dei padri separati da dove pensate derivi?
Abbiamo creato noi un sistema dove se c’è un foglio di mezzo siamo quelli penalizzati e tutto va a favore della madre.
Ci va bene finché quando nasce il piccolo è lei che sta a casa, se piange troppo noi ci facciamo dare una trasferta di due settimane in Uruguay (giuro questa l’ho sentita) così possiamo andare a dormire in pace con la scusa di “dover portare il pane a casa”.
Tutto bellissimo, ma in caso di divorzio? I figli una volta a settimana, gli alimenti, la casa. Vittime di un sistema creato da noi.
Siamo noi a dover cambiare questo punto di vista. La strada è solo quella della parità di diritti.
Il mio passato è fatto di errori, avrò sbagliato tempi, modi, battute. Lo so benissimo. Sono figlio anche io di una cultura prevaricatoria, sono cresciuto in un mondo dove le donne dovevano lavare, stirare e cucinare.
Togliermi di dosso tutto questo non è un lavoro facile, quindi per favore, se vi capiterà di leggere qualcosa qui e vi ricordate di qualcosa che ho detto 15 anni fa, potete decidere se darmi dell’ipocrita o pensare che le persone intelligenti imparano dai propri errori.
Il mio è solo un passo, amico etero, tocca anche a te. Creare una cultura di rispetto, di parità, di uguaglianza. È il nostro dovere, distruggere un sistema creato da qualcuno prima di noi.
Anche solo per il gusto di poter bere un birra, guardare una partita e non essere additati da Etero Basic, ma solo delle persone che hanno degli interessi.
Abbiamo tutti solo da guadagnarci.
Con questo siamo a 100. Per un blog che ha sempre cercato di spiegare il patriarcato agli uomini.
Domenica 29 ottobre parlerò di queste cose in a BG NEXT STATION PLATZ in “Senza tatuarsi resilienza”.
Puoi prenotare il tuo posto cliccando qui
A settimana prossima.