amore ai tempi delle chat

L’amore ai tempi delle chat

Tempo di Lettura: 5 minuti

Dispetto #26 – Idealizzare e rimanere delusi

Quando penso a quelli come me, nati negli anni 80, mi vengono in mente tutte le contraddizioni che abbiamo vissuto.
Siamo quelli entrati nel mondo del lavoro con la crisi del 2008, quelli che a 15-18 anni han vissuto l’11 settembre e il G8 imponendoci una presa di posizione.
Siamo gli ultimi ad aver giocato in cortile e i primi alla playstation.
Abbiamo avuto internet per la prima volta durante l’adolescenza, i forum, MSN, myspace e siamo sicuramente stati i primi a sperimentare l’amore ai tempi delle chat.

L’amore ai tempi della chat è stato preceduto dalle lettere d’amore, che belle le lettera d’amore

Scrivere per me è sempre stato un rifugio. La mia timidezza svanisce. Riesco ad esprimere meglio quello che ho dentro.
Anche con le ragazze ho sempre preferito esprimere i sentimenti in maniera scritta, quasi mai a voce.
Ora con wahtsapp e i social è più facile, prima amavo scrivere lettere d’amore, quelle che “fanno solo ridere”.

Intorno ai miei 13 anni arrivò in casa un computer con connessione internet. Quelle 56K, il modem rumoroso e il telefono occupato.
In quel momento scoprii l’esistenza delle chat. Sembravano una cosa pionieristica, poter parlare con perfetti sconosciuti dall’altra parte del mondo. Anche se a volte un dubbio legittimo sorgeva.
Un’amica un giorno mi suggerì di andare su chat.it, e quello fu il mio sito di riferimento per anni.

In quello spazio virtuale mi sentivo come Tom Hanks in C’è Posta per Te, come lui anche io scelsi il mio nickname.
Ne volevo uno che trasmettesse romanticismo, sentimenti puri, incuriosisse le ragazze. Optai per IlPoetaDeiSogni.
Solo ora mi rendo conto di quanto fosse da uno di quelli che si tatua resilienza sul braccio.

Dopo i vari “m o f?”, “da dv dgt?” qualche “c 6?”, iniziavano le conversazioni.
Mi piaceva chattare, potevo mischiare estrema sincerità e le più grandi cazzate della storia.
Così ero uno studente di ragioneria, ma che studiava poco perché faceva il calciatore.
Un cantautore con un contratto discografico in tasca ma avrei sempre potuto fare l’impiegato.

L’ultima mia arma di seduzione di massa era la descrizione fisica. Nelle chat di allora non c’era la possibilità di inviarsi fotografie, gli scanner erano rarissimi, i cellulari con la fotocamera pura fantascienza.
Restava il descriversi e lasciare all’immaginazione il resto.
Per le ragazze che mi scrivevano ero alto 1.78, 65kg di peso – sì pesavo pochissimo prima di scoprire birra e McDonald’s – moro e occhi scuri.
Dall’altro lato notavo che questa cosa piacesse, sembravo “figo” e io me la portavo a casa con dignità.
Poi ero IlPoetaDeiSogni-IPDS non potevo certo distruggere le loro fantasie.

Una volta conobbi una ragazza siciliana. Ci scrivemmo un po’ sino a lasciarci i numeri di telefono.
Fu per lei che feci la mia prima Christmas Card.
Prendemmo a scriverci tutti i giorni, soprattutto dopo che lei vide un mio primo piano su Italia1 (ho partecipato ad uno show del sabato pomeriggio su Italia1, non l’ho mai detto? Magari prima o poi lo farò).
Devo dire che fu proprio un primo piano in cui sembravo un bimbo innocente, mi sarei piaciuto anche io.
Io idealizzavo questa ragazza siciliana che mi scriveva tutto il giorno tutti i giorni, quasi come nell’episodio SMS di E Adesso Sesso ci stavamo per fidanzare senza esserci mai visti. Ricordo che scriverci “ti voglio bene” era un passo da ponderare, un voler portare la relazione al livello successivo.

Tutta la magia finì quando lei mi spedì una lettera con le sue fotografie e non era assolutamente come io la immaginassi. In quel momento mi arrivò tutta la boria da IPDS, feci ghosting nel peggiore dei modi.

La Christmas Card, la TimTribù e tutte le promo per messaggi gratis ci tolsero dalle chat e ci misero perennemente al telefono. Questo aveva però l’effetto di dover avere almeno prima il numero di telefono dell’altra persona. Quindi:

  • Continuare a circuire donne in chat con il mio nickname
  • Prendere i numeri di telefono dall’annuario scolastico
  • Conoscere persone e scambiarsi i numeri

Senza aver mai rinnegato le prime due opzioni, soprattutto la seconda, di cui ero cintura nera, la terza è quella che ha sempre dato i migliori risultati.

Conobbi una ragazza durante le registrazioni di MTV Storytellers su Ligabue. Aveva l’accento toscano, ma le mie stesse origini campane. Parlava da dio il portoghese, studiava cinese ed era simpatica, autoironica e intelligente.
Fu facile attaccare bottone, naturale continuare a parlarci dopo e spontaneo proseguire il nostro rapporto inviandoci messaggi tutto il giorno tutti i giorni. Divenne la mia PersonaDelCuore.

Fu tutto molto molto bello per mesi, poi forse la nostra relazione ebbe bisogno di contorni.
Non riuscimmo a definirci, non sapevamo se l’affetto volesse diventare qualcosa di più.
Forse io pensavo lei lo volesse e io no, quindi in uno dei miei attacchi da IPDS la allontai.
Nel 2008 però per festeggiare l’anniversario della nostra amicizia ci rivedemmo e fu bellissimo.
Passammo insieme un fine settimana al carnevale di Viareggio dove io rischiai di essere preso a pugni da uno vestito da Mucca della Milka – prima o poi vi racconto anche questa.

Successivamente al mio allontanamento dalla PersonaDelCuore conobbi ViolantePlacido, la ragazza che poi lasciai per Lei.
Con VP iniziò con un episodio di catcalling.
Eravamo entrambi stranieri in terra straniera, io feci una battuta in mezzo alla strada – qualcosa tipo “facciamo largo a queste belle signorine” – lei al posto di picchiarmi mi chiese “Di dove sei? Perché anche io sono di Milano”. A Napoli, si sa, se sei del Nord sei di Milano.

Passammo dalla battuta al tavolino del bar in 3 minuti, con buona pace del movimento Me Too.
Iniziammo a parlare di qualsiasi cosa. Dalla semifinale dei mondiali giocata il giorno prima, al suo amore per i cani.
Ci scambiammo i numeri. Andando via dissi a mio cugino con me:”Con questa mi ci metto insieme seriamente o niente”. IPDS in purezza questa frase.

Iniziammo a messaggiare. Ci vedemmo ancora per qualche giorno, poi io tornai a casa, con la promessa di ritornare ad agosto.
Quel mese fu fatto solo di me, lei e del mio cellulare. Telefonate, messaggi, telefonate fiume fino alle 3:00 del mattino.
Pochi giorni prima il nostro incontro VP mi scrisse: “Ci senTIAMO!!”. Il trionfo dell’idealizzazione? Forse sì, ma quanto fu bello leggerlo. Sia per me che per IPDS

Il giorno del mio arrivo venne a prendermi in stazione, ci baciammo senza neanche dirci ciao. Fu il nostro primo bacio. Romantico, forse cinematografico, certamente voluto come se fosse l’unica cosa giusta in quel momento su tutta la superficie terrestre.
Cercavamo di riprodurre nella realtà quello che avevamo immaginato in chat.
Ci sentivamo protagonisti di una serie tv americana e come tale volevamo viverla.
Eravamo giovani, belli, e in vacanza. L’Italia aveva appena vinto i mondiali. In altre parole eravamo felici.

Tornati a casa proseguimmo il nostro rapporto a distanza, ma l’amore ai tempi delle chat correva sempre il rischio di non avere basi solide. In chat si può essere profondi come pozzanghere e sembrare Amleto nel suo soliloquio più famoso.
Quando la vita di tutti i giorni viene a bussare alla porta, il lavoro non va, tuo papà deve essere ricoverato in ospedale e altri dispetti capisci che devi uscire dalla serie tv.

In quel momento di difficoltà ebbi un mio attacco da IPDS, la allontanai da me. Borioso e distaccato.
Con molto poco sentimento la lasciai inviandole una email. Forse il modo più giusto di far finire un amore nato sulla chat di un telefono.

Fu una bolla di sapone, sei mesi belli a tratti, meno in altri. Ora però so che la colpa di quelli brutti fu solo de IPDS.

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