amico anche meno

Amico, anche meno

Tempo di Lettura: 4 minuti

Dispetto #40 – Quelli che si credono troppo

Nella vita mi è capitato di incontrare l’umanità più varia.
Ho conosciuto ragazzi meravigliosi nel mese in cui lavorai presso la più grande acciaieria di queste parti.
Grazie alla musica e al teatro sono venuto a contatto con persone dall’umanità fortissima, senza dimenticare professori e professoresse dei tempi della scuola. Senza dimenticare gli amici.
Ognuno di loro è parte di quel che sono ora, sono fortunato ad averli incontrati sul mio cammino, a volte, però, ho anche trovato persone a cui avrei voluto solo dire: “Amico, anche meno”.

amico anche meno
Tutti i libri che un amico anche meno non ha mai letto

Come per i MusicistiRancorosi gli AncheMeno hanno delle convinzioni da cui non si schiodano:

Ho già citato il professor Bellavista che ci insegna come chi ha dei dubbi è una persona di cui fidarsi, viceversa chi ha solo convizioni è una persona da cui diffidare, perché la fede è violenza.
Detta così sembra una convinzione da cui neanche io mi riesco a schiodare, ma come diceva Luciano De Crescenzo: “Solo gli imbecilli non hanno dubbi” “Ne sei sicuro?” “Non ne ho alcun dubbio”.

Ho imparato a sfuggire agli AncheMeno però la vita a volte me li ha proprio piazzati davanti.
Quando giocavo a calcio da giovane ho avuto allenatori AncheMeno. Onestamente tutto il calcio giovanile è pieno di questo tipo di persone.
C’erano quelli che si esaltavano perché vincevano il campionato pulcini, quelli che smadonnavano e facevano giocare gli stessi undici per “essere sicuri di vincere”.
Moderni Oronzo Canà che si credono Niels Liedlhom.

Un altro AncheMeno trovato nella mia vita era un ragazzo amico di amici di una con cui stavo.
Un tuttologo senza nessun dubbio su niente nella vita. Potevi parlare con lui di qualsiasi argomento, lui lo sapeva.
Tutto ovviamente inappuntabile. Nessuna obiezione accolta. Mai.
Solo sali minerali per noi per reintegrare lo sforzo di ascolto.

Ricordo di averlo colto in fallo solo una volta e aver detto: “La stracciatella l’hanno inventata a Bergamo, alla Marianna”. Mi guardò un po’ male. Con l’aria di chi non si fida. Prese il suo cellulare, googlò la mia notizia. Quando ne ebbe la conferma la conversazione potè proseguire.
In quel momento avevo un “Amico anche meno” proprio sulla punta della lingua, dentro di me però ero esattamente così, come se mi stesse proteggendo Romanelli.

Il peggio del peggio quando un AncheMeno lo trovi come capo al lavoro.
Devo prendermi le mie responsabilità in merito a questa cosa. Perché già durante i colloqui avevo avuto la sensazione di essere davanti ad un AncheMeno, ma feci finta di niente, mentii a me stesso. E quando si mente a se stessi la verità viene sempre a bussare alla porta.
Durante i colloqui ricordo una sua frase “Adesso andremo tutti a Roma perché qualcosa bisogna fare contro questi che non capiscono niente”.

Avrei dovuto rispondere, chiedendo della sua laurea in scienze politiche presa su TikTok e che in un colloquio non è d’uopo fare riferimenti a idee politiche.
Mi trattenni e feci solo fu una semplice domanda: “Ma è un’iniziativa di categoria o un’idea sul cosa si dovrebbe fare?”.
Lui mi guardò come a dire “È la mia idea, non hai capito che è perfetta?”.
In quel momento stavamo aspettando un suo collega e volevo intavolare un discorso, ma cercando di essere il più moderato possibile mi fermai al suo sguardo.

Incurante di questo primo approccio decisi di accettare lo stesso il lavoro proposto, con AncheMeno come capo.
Il primo giorno lo ricordo perché contai almeno 40 volte la parola “Concettualmente”. Ogni volta che la diceva si tirava indietro con lo schienale, guardava in alto e cercava disperatamente una posa che lo facesse sentire intelligente.
Io lo immaginavo con una donna, bevendo un drink, tirarsi indietro, cercare la posa – la mira, il tempo atto a ordine un inganno cit – iniziare qualsiasi frase con “Concettualmente…”. Lei dopo quanti secondi si sarebbe alzata per andarsene? La domanda mi devasta

Certo le cose migliori sono state all’interno della gestione dei contagi.
“Sai quanti virus ci sono in giro adesso?”, il fatalismo riempiva l’aria, l’impossibilità di rispondere ad una frase così stupida mi faceva mancare il respiro.
Sospirai, avrei voluto rispondere: “Sono sicuramente meno delle cazzate che ti ho sentito dire”. Invece citando Posamen dissi: “5-6?”. Non apprezzò la mia ironia, tipico degli AncheMeno.

Subito dopo aver scoperto una collega positiva ci regalò la frase “Ragazzi se ci facciamo il tampone adesso siamo tutti positivi” con lo stesso fatalismo che non lasciava spazio a commenti.
Quando disse questa cosa mi sarei aspettato il Trio Medusa per cantare il loro bellissimo jingle. “
Anche in questo caso, come nel caso del concettualmente pensavo a lui a tavola con la donna. Dire questo tipo di frasi al limite del complottismo, mostrarle le cicatrici della vita.
Secondo me lei si sarebbe fatta pagare la cena, ma come rimborso del disturbo.

Mi fece molto ridere quando avvicinandosi a me, cercando di applicare il manuale del buon leader di cui avrà ascoltato l’audiolibro la mattina in palestra, disse: “Anche io che sono l’uomo più preciso del mondo ogni tanto sbaglio”.
Forse voleva essere motivatore quindi quando faceva degli errori che dall’uomo più preciso del mondo non ti saresti mai aspettato. Forse avrei dovuto seguire il suo esempio di fare stretching in ufficio, di dare risposte assolutamente sbagliate e spesso smentite dai colleghi dell’altro ufficio. Non riuscivo a seguire il suo esempio.
“Amico, anche meno” era la frase che avrei voluto usare molte volte in molte discussioni.

L’apice però lo ha toccato con le diagnosi psicologiche sessiste.
“Quella collega ha la sindrome dell’abbandono, normale è donna” “Cerchiamo di essere uomini” “Ho visto che lei piangeva, noi non possiamo capirla perché siamo maschi”.
Mani giunte, busto in avanti e ricerca della postura per sentirsi empatico verso l’interlocutore.
Probabilmente l’algoritmo di TikTok era passato dalle scienze politiche a quelle filosofiche regalandogli una seconda laurea, e a me un altro motivo di amare risate.

Una mattina ho detto “Da domani sono dimissionario”. Avrei dovuto aggiungere un concettualmente e tirarmi con lo schienale indietro sulla sedia, ma volevo essere preso sul serio.
Penso solo che il mondo potrebbe essere un posto migliore se tutti fossimo un po’ più come diceva qui Mattia Torre.

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